Acne: l’importanza della terapia adiuvante

di Ornello Colandrea

Parliamo dell’importanza delle terapie adiuvanti nella gestione dell’acne: aggiornamenti tecnici e stato dell’arte.

L’acne rappresenta la patologia cutanea più frequente. Anche se spesso si tratta di forme lievi e limitanti, altrettanto frequentemente alcune forme di acne possono rappresentare un rischio elevato di cicatrici deformanti. Come è ben noto, l’acne è una patologia cronica che necessita molto spesso di un approccio terapeutico “integrale” che tenga conto non solo delle scelte farmacologiche specifiche ma che valuti e affronti aspetti che possono influire sul grado di successo clinico come la compliance al trattamento e la prevenzione e il controllo degli effetti collaterali cutanei legati ai trattamenti specifici. Nei soggetti con acne severo l’isotretionoina orale rappresenta il trattamento di prima linea in relazione all’elevata efficacia di questa molecola. Oltre al ben noto rischio teratogeno dell’isotretinoina, rischio che impone una serie di strategie di prevenzione della gravidanza nelle pazienti in età fertile candidate a questa terapia, il trattamento con questo retinoide si accompagna nella quasi totalità dei soggetti ad effetti collaterali cutanei come la marcata xerosi che si osserva soprattutto nelle prime fasi del trattamento.

Sovente, l’utilizzo della isotretinoina causa una sindrome “sicca” con xerosi marcata, eritema, secchezza delle mucose (nasali e congiuntivali) e molto frequentemente una cheilite con fissurazioni della mucosa labiale. Tuttavia la secchezza e l’irritazione cutanea si osservano anche nei soggetti in trattamento con farmaci anti-acne topici come i retinoidi il benzoil perossido e anche la clindamicina. Uno studio osservazionale (Drenò, International Journal of Dermatology 2010, 49, 448–456) ha dimostrato come la comparsa di effetti collaterali sia una delle principali cause di mancata compliance al trattamento. Ne consegue che se il dermatologo non prende in considerazione un approccio “globale” al trattamento dell’acne, rischia di non ottenere i risultati clinici desiderati.

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Recenti pubblicazioni (Thiboutout, J Clin Aest Dermatology 2013) evidenziano che nell’acne volgare, sia a seguito di trattamento specifici ma anche “costituzionalmente” si osserva una alterazione della funzione della barriera cutanea testimoniata da una aumentata TEWL e da alterazione “pro-infiammatorie” dei cheratinociti. Queste alterazioni della funzione barriera cutanea si correlano con il grado di severità dell’acne e si osservano anche nella cute priva di lesioni acneiche. Un recente articolo (Del Rosso; J Drugs Dermatology 2013) basandosi su queste evidenze relative alle alterazioni della barriera cutanea sia intrinseche che indotte dalle terapie anti-acne, sottolinea l’importanza di un approccio “olistico” all’acne che abbia come obiettivo quello di integrare la terapia specifica anti acne con strategie che migliorino e normalizzino le funzioni barriera tramite l’utilizzo frequente e regolare di prodotti emollienti/idratanti specifici. Lo scopo di questa strategia integrata è quello duplice di migliorare le funzioni barriera e di ridurre l’intensità degli effetti collaterali.