Lo sviluppo di batteri immuni ai farmaci è un fenomeno in continua crescita che desta allarme in Italia e a livello europeo. Ad attestarlo sono diverse relazioni della Commissione Europea, pubblicate a seguito di un piano d’azione deciso nel 2017 per ridurre il rischio che la capacità dei batteri di resistere all’azione di uno o più antibiotici, che prima erano invece in grado di trattare, possa portare all’assenza di cure efficaci anche per le infezioni più lievi. Come sappiamo, la resistenza è un meccanismo evolutivo naturale: il corredo genetico del batterio muta per proteggerlo dall’azione del farmaco. L’utilizzo degli antibiotici in medicina favorisce questa selezione e per tanto sarebbe necessaria una particolare attenzione sulla loro prescrizione. Lo stesso vale anche quando si è alle prese con l’acne. Questa diffusa dermatosi infiammatoria che colpisce i follicoli pilo-sebacei, di cui è particolarmente ricca la cute di volto, dorso e torace, coinvolge principalmente l’età adolescenziale, sebbene possa esordire in epoca pre-pubere o tardivamente. è ben noto che le diverse manifestazioni cliniche, di natura non infiammatoria (microcomedoni, comedoni aperti e chiusi) o infiammatoria (papule, pustole e noduli) sono la diretta conseguenza dell’azione combinata dei vari momenti patogenetici riassumibili in 4 eventi fondamentali interconnessi tra loro: cheratinizzazione e occlusione dello sbocco del follicolo pilo-sebaceo, iperattività della ghiandola sebacea (con conseguente iperseborrea), infiammazione intra e peri-infundibolare e infine colonizzazione da parte di Cutibacterium acnes ( in origine denominato Propionibacterium acnes) che concorre al progressivo sviluppo di un biofilm superficiale.
Quest’ultimo, aggregato microbico circondato da matrice extracellulare con caratteristiche fenotipiche differenti in base alle specie batteriche che lo compongono, può essere co-responsabile dello sviluppo di importanti antibiotico-resistenze. L’importante impatto dell’acne sulla vita relazionale, è legato soprattutto alle forme infiammatorie, anche e per la loro frequente evoluzione cicatriziale. La scelta terapeutica dipende quindi dalla gravità del quadro clinico, classificato secondo le raccomandazioni e linee guida vigenti in acne comedonica (lieve), papulo-pustolosa (lieve-moderata o severa) e nodulare (moderata-severa). Nelle forme più gravi un trattamento sistemico tempestivo è di fondamentale importanza per ridurre il rischio di evoluzione cicatriziale ma la terapia topica (in monoterapia nelle forme lievi e moderate o in associazione in quelle severe) costituisce senza dubbio il cardine di ogni regime terapeutico completo. I diversi trattamenti disponibili, sono volti non solo alla remissione delle lesioni presenti (comedoniche e\o infiammatorie) ma anche al controllo dei fattori etiopatogenetici precedentemente citati che contribuiscono alla loro insorgenza. Si può ricorrere a trattamenti farmacologici topici (retinoidi, acido azelaico, acido salicilico, benzoil perossido) e, non ultimi, agli antibiotici. Ciò ha determinato che, negli ultimi decenni, si è assistito a una progressiva crescita della resistenza antibiotica da parte di C. acnes, a causa della formazione di un biofilm superficiali tale da rendere inefficaci molti dei presidi antibiotici utilizzati, sovente, troppo e male. La ricerca ha perciò messo a punto altri innovativi principi attivi dotati di azione anti-infiammatoria, antimicrobica e seboregolatrice da utilizzare in monoterapia o in associazione. Di recente è stata posta l’attenzione anche su molecole quali onochiolo e magnololo, polifenoli di origine vegetale, dimostratesi particolarmente efficaci in ambito dermatologico. In particolare la combinazione fissa di onochiolo unitamente a 3 particolari attivi (trietilcitrato, etil linoleato, GT-peptide-10), in formulazione crema-gel ha dimostrato una rapida azione sia sulle lesioni acneiche nelle forme di grado lieve e lieve-moderato, sia sulla seborrea, mediante il controllo del microambiente dell’unità pilo-sebacea. La formula agisce riducendo la perossidazione dei lipidi contenuti nel sebo, inibendo la degradazione dei trigliceridi in acidi grassi liberi e modulando l’azione sulla 5-a reduttasi, enzima chiave nel processo di sebogenesi, più attivo nelle aree seborroiche. A mio parere, quindi, una strategia terapeutica ad ampio raggio dovrebbe prevedere, insieme a un ricorso ben valutato dei trattamenti farmacologici (sia sistemici che topici), altri prodotti che agiscano sinergicamente incrementando la compliance per la loro rapida azione sebonormalizzante e anti-infiammatoria. Utili anche nei pazienti con concomitante atopia, condizione che rende non di rado difficoltosa l’aderenza al trattamento farmacologico locale per i frequenti episodi irritativi farmaco-indotti. Allo stesso modo, le formulazioni cosmetiche sebonormalizzanti e anti-infiammatorie possono essere validi coadiuvanti nei soggetti con acne severa, per i quali l’isotretinoina orale rappresenta il trattamento di prima scelta. La marcata xerosi cutanea che si accompagna quasi costantemente, rende spesso mal tollerati altri principi attivi (a esempio benzoil perossido, acido azelaico ecc) per il loro maggiore potere irritante.
Della Dott.ssa Arianna Zanca, Medico specialista in Dermatologia e Venereologia, Mantova