Acido fusidico: Cercare le alternative

L’utilizzo di acido fusidico in terapie topiche ha dimostrato di essere efficace e di non incrementare né la sensibilizzazione né l’ antibioticoresistenza in diversi batteri

fusicoÈ innegabile che gli antibiotici costituiscano una delle più potenti armi disponibile per contrastare le infezioni cutanee che colpiscono milioni di individui nel mondo. La sfida quotidiana con cui si devono confrontare pediatri e dermatologi è però il fenomeno crescente delle resistenze batteriche ai comuni antibiotici, descritto nel precedente articolo. “Purtroppo da circa quindici anni non vengono immessi sul mercato nuovi antibiotici, soprattutto per i medici che operano sul territorio, e tutto lascia supporre che per i prossimi cinque, sette anni non ve ne saranno di nuovi – osserva il Prof. Roberto Mattina, Direttore della Scuola di Specializzazione in Microbiologia e Virologia dell’Università degli Studi di Milano – le resistenze batteriche agli antibiotici sono distribuite sul territorio in maniera molto disomogenea, quindi sarebbe necessario istituire un Osservatorio delle resistenze per mappare la situazione e monitorarla. Una volta individuata l’area in cui è presente una certa resistenza sarebbe sufficiente che i Medici limitassero la prescrizione di quel farmaco o di quella classe, per qualche anno”. La strategia di sostituzione e di rotazione portano in primo piano l’acido fusidico, un antibiotico scoperto negli Anni ’60 e a tutt’oggi poco utilizzato, che però ha dimostrato in diversi studi una buona attività sia sullo Streptococcus pyogenes di gruppo A che sullo Staphylococcus aureus. Questo antibiotico, infatti, ha una peculiarità che lo rende diverso da tutti gli altri antibiotici: agisce sulla sintesi proteica del microrganismo a livello extra ribosomiale ed essendo l’unico antibiotico dotato di tale meccanismo d’azione, non è esposto a fenomeni di resistenza crociata con altri antibiotici. La presenza di Staphylococcus aureus sulla cute atopica varia dal 76% (cute sana) al 100% nelle lesioni in fase acuta, a fronte di una relativa rarità nella cute normale (fino al 25%). È noto che i superantigeni stafilococcici esacerbano la risposta infiammatoria nell’eczema e inducono co­­rti­co­­­re­sistenza e quindi è necessaria la loro eradicazione per il controllo della patologia. Kareiviene et al., studiando il meccanismo in cui si determina la resistenza nello S. aureus hanno documentato che oltre il 93% dei ceppi di MRSA è suscettibile all’acido fusidico, mentre solo il 31% lo è alla gentamicina. Molte ricerche hanno valutato l’acido fusidico sia in crema che in unguento, documentando tempi rapidi di guarigione sia per le infezioni cutanee primarie, come impetigine, ascessi, foruncoli, follicolite e paronichia, ma anche ferite infette e altre infezioni secondarie, con tassi di risposta tra l’86% e il 100%, con una durata del tempo medio di guarigione variabile tra i 4 e i 7 giorni di trattamento. In confronto ad altri antibiotici, in particolare la mupirocina, a parità di efficacia, l’acido fusidico ha dimostrato una migliore tollerabilià da parte del paziente. Sebbene siano documentati S. aureus resistenti all’acido fusidico (FRSA) in 40 anni di utilizzo, i livelli generali di resistenza in tutta Europa restano bassi, ancora più se confrontati con quelli della gentamicina. L’utilizzo di una terapia topica con acido fusidico a breve termine, studiata nell’eczema atopico, ha dimostrato di non incrementare in alcun modo la prevalenza di FRSA. Minimo anche il potenziale di sensibilizzazione, e scarsi o lievi gli effetti collaterali dell’acido fusidico sia in crema che in unguento Morris et al. hanno comparato la frequenza di reazioni allergiche ai patch test con acido fusidico (0,3%), cliochinolo (0,7%) e neomicina (3,6%). Jappe et al. invece, in un gruppo di 8532 pazienti con eczema atopico, hanno scoperto che: il 2,1% era sensibile alla neomicina; il  2,11% alla gentamicina e lo 0,31% al cliochinolo, rispetto allo 0% sensibile all’acido fusidico. Un altro studio più recente ha stimato la prevalenza delle reazioni positive ai patch test nella popolazione tedesca intorno al 2,2% per la neomicina, al 3,2% per la gentamicina e allo 0,8% per l’acido fusidico.

(Bibliografia disponibile su richiesta)