Un approccio medico estetico proficuo durante la fase della senilità dovrebbe saper riportare alla luce
Dott.Maria Malucelli, psicoterapeuta
Le storie che racconto sono vere e comuni a molte donne e uomini. Anna Maria, 50 anni, si sveglia una mattina sudata come fosse stata al sole sebbene la stagione presenti tutti i segni dell’inverno. Paura, disagio, poi un pensiero: “avrei dovuto avere le mestruazioni già una settimana fa, di sicuro non posso essere incinta”. Al controllo ginecologico, la nuova realtà: sta per entrare in menopausa. Panico e nella testa un pensiero: “vuol dire che comincio a invecchiare”. Si veste sciatta e affronta il lavoro, che pure le piace, con una tristezza infinita, come se il bello della vita fosse svanito. Angela, 60 anni, attiva, vivace, generosa attenta alla sua salute e a una estetica aggiuntiva riceve al lavoro un avviso di prepensionamento. “Non servo più a niente – pensa – eppure mi sento in forza. Che farò di tutto il tempo a disposizione?”. Antonio, 70 anni energico, sportivo, in pensione dal lavoro ma non dalla vita che vive coltivando i suoi interessi come la lettura e il cinema, improvvisamente si ritrova con un problema agli occhi che lo sconvolge. Vede offuscato malgrado gli occhiali. Prenota una visita oculistica e il risultato è: cataratte da togliere, prima una poi l’altra. Panico: “allora sono proprio vecchio, mio padre quando le ha fatte si è chiuso in casa e non ha voluto più leggere neanche il giornale anche se dopo l’intervento la vista era tornata come prima”. Questi tre esempi evidenziano l’esistenza di una vocina interiore, in ognuno di noi, che può tirare brutti scherzi specie quando si vive un cambiamento traumatico e per molti, il sentirsi vecchi può essere vissuto in questo modo. Può pertanto sembrare superfluo ricordare che la vecchiaia è solo una delle tante fasi della vita, un rituale di passaggio, come già è successo nell’infanzia, nell’adolescenza, nella giovinezza e nell’età adulta. Ogni età gode di caratteristiche e possibilità. L’infanzia si caratterizza per i continui cambiamenti, segnali di energia e adattamento. Con l’adolescenza, si evidenzia la capacità di avere pensieri propri, ma anche di falsificare e rielaborare ciò che si apprende; nella giovinezza si affermano forza, vigore, libertà emotiva, sguardo verso il futuro. Sono però gli adulti a mostrare una capacità cognitiva libera, i migliori pregi e i peggiori difetti, che con la maturità sono alla base del proprio stile di vita, ma anche dell’adattamento e accettazione di ciò che la vita propone. Arriviamo infine alla senilità. Si dice che sia caratterizzata da una cresciuta saggezza, calma, condivisione ed empatia. Ma sappiamo che non è completamente vero. Ci sono infatti anche tanti cambiamenti fisici e psicologici: di umore, pensieri negativi, difficoltà di concentrazione, smarrimento, resistenza all’apprendimento di nuovi modelli, a trasformare la passione nel voler bene, a vivere di carezze. È forse per questi motivi che si manifesta tanta resistenza all’accettazione e alla condivisione di tutto il bello e anche il difficile da affrontare di questa nuova fase che chiamiamo vecchiaia? Dal punto di vista cronologico l’OMS la fa iniziare a circa 78 anni. Un’età in cui i filosofi dicono che si diventa persone con un’anima dentro il corpo, e non si è più un corpo con dentro l’anima. La senilità è un periodo della vita particolarmente delicato, in cui è fondamentale continuare a prendersi cura di sé, in maniera globale: del proprio stato di salute fisico, psichico, intellettuale, affettivo ed estetico. E ciò coinvolge lo stile di vita, il livello di attività fisica, l’esposizione ad agenti nocivi come lo stress o l’inquinamento. Certamente influisce la storia individuale, i traumi, le malattie, gli interventi chirurgici subiti, i lutti sofferti e il proprio ruolo nella scala sociale. Per questo, non ci può essere una risposta e raccomandazioni uguali per tutti. La popolazione giapponese gode di un’aspettativa di vita superiore alla media e ha una elevata proporzione di ultracentenari. Fondamentale per loro è prendersi cura equamente di anima e corpo dando a questo una importanza paritaria e godendo di emozioni risolutive come l’accettazione di sé, il cambiare ciò che si può cambiare e accettare ciò che non si può cambiare. Detto questo, recuperare e lavorare per acquistare un senso di armonia che non stravolga il fascino, la luce di questa età dai colori più tenui, è decisamente compito di una medicina estetica che sia in qualche modo più Psicoestetica, che già per gli antichi greci era la scienza della sensibilità. Perché l’intervento estetico che non va di pari passo con l’accoglienza e l’ascolto finisce per essere solo uno dei tanti mezzi con cui si cerca di cambiare ciò che non piace. Quando invece sarebbe preferibile che assumesse la sua unicità in un rapporto medico il cui obiettivo è usare il mezzo giusto per far uscire all’esterno i colori di un’anima ancora bella a modo suo e che ha ancora molte cose da raccontare. In America, la Società di chirurgia estetica ha accettato un mio questionario da sottoporre ai pazienti prima di qualunque intervento che inizia con la domanda: “Pensa di essere una persona emotiva, curiosa o qualche volta depressa?”. Continua con una tabella di segni di idoneità che si compone di 7 punti: 1) difficoltà a descrivere con precisione l’inestetismo; 2) preoccupazione per difetti inesistenti; 3) l’intervento per compiacere gli altri; 4) la non considerazione dei rischi; 5) ansia o depressione; 6) inappropriatezza rispetto all’età; 7) insoddisfazione per i precedenti interventi. Bastano soltanto tre di questi punti per rimandare l’intervento. Concludo con un pensiero: la senilità se vissuta bene può essere ancora piena di charme, che vuol dire ricevere come risposta un sì senza aver formulato la domanda.